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ESSENDO IN VERONA
SONETTO
Non gli archi, e i Templi che la fronte altera
Ergono al cielo, e i bei Palagi ornati
E la dolce salubre aura leggiera
Che a te d’intorno allegra i colli e i prati;
Non la tua illustre numerosa schiera
Di eletti ingegni, e di canori Vati,
Ne l’allegrezza che qui sempre impera
Tra vaghe Donne e Cavalier ben nati;
Non son no la cagion che il tuo soggiorno
Cara Città tanto mi alletti, ond’io
Qui tragga liete e sì contente l’ore.
Ma qual è adunque? e sol pensando al giorno
Che andrò lontana perchè piango o Dio?
Perchè tanti sospir m’escon dal core?