Pagina:Poesie di Giovanni Berchet.djvu/138

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     Risplenderà una spada in Gavinana,
     E splender la vedrà tutta Toscana;
     I figli tuoi, che a Curtatone stanno,
     Mandan, Firenze, a te ’l buon capo d’anno.

Addio, care marine a me native;
     Addio, poveri amici entro alle fosse;
     Mi fermo appena per baciar le rive,
     Le rive del mio Tebro ancora rosse:
     Mi fermo appena per baciar ie mura
     Dove Cola e Mameli han sepoltura;
     Le sepolture si commoveranno,
     E tu, o Roma, avrai ’l buon capo d’anno.

Oh i bei pendii di Chiaja e Mergellina!
     Oh! i dolci aranci di Castellamare!
     Qui la terra d’Italia è più divina,
     Ma qui si è condannati a sospirare:
     Sospiran l’onde, sospiran le zolle
     Perchè di sotto a loro il sangue bolle;
     Ma la natura vincerà il tiranno,
     E tu, o Napoli, avrai ’l buon capo d’anno.

E te saluto alfin, Sicilia bella:
     Solo a vederti mi s’infiamma il core;
     Tu pria ci hai dato il suon della favella,
     Tu pria ci chiami ai giorni del furore;
     Qui oggi aspetto il suono della tua tromba;
     Qui aspetto fin che l’Etna non rimbomba;
     Anche di qui dov’hai l’estremo affanno,
     Ti mando, o Italia mia, ’l buon capo d’anno.

L. Mercantini