Pagina:Poesie di Giovanni Berchet.djvu/24

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bizione ho fatto dunque olocausto ad altre considerazioni, forse anche voi dovreste, nel giudicare i miei versi, procedere con qualche riferimento a quelle considerazioni. Per male allora che andasse la causa mia dinanzi a voi, questo almeno sareste tratti a dover dire: Ha fatto un cattivo poema, ma una buona azione.

So che mi si può apporre la stolidità di avere scelto per mezzo a compiere quell’azione i versi, quando, se il compierla era quello che più mi premeva, la prosa era il mezzo più espediente. Mi porterebbe troppo lontano il rispondere a questa obbiezione; basti per ora ch’io accerti chi la facesse, che non è poi tutta stolidità quella scelta: ci pensi, e gli verrà indovinato il perchè.

Proponendo a voi, dilettissimi, come ho fatto, la sentenza da pronunziare, è manifesto anche nei termini di essa come io senta benissimo che altro galantuomo, posto nelle strette mie, avrebbe potuto servire alla patria con meno ripudio dell’estetica. Ma che volete ch’io vi dica? Il tipo del bello l’ho in capo talvolta; ma quando si tratta d’imitarlo coi fatti; dàlle dàlle, non mi riesce. Insomma non ho saputo far meglio. Questo per altro sia segreto confidato a voi soli, di grazia non ne fate il segreto delle comari, non riditelo in piazza.

Finora, per quanto io abbia detto in difesa od in offesa mia, non ho fatto che stare sulle generali; ed è un modo di parlare che non mi piace, poichè gli è spesso una gherminella, un trovato astuto onde spacciare per umiltà la superbia, un parere di dire e dir nulla. Sbrighiamocene indicando almeno un qualche particolare.

Quantunque si abbia usata la precauzione di fare che l’Esule sognasse verso il mattino, quando dicono che i sogni vengono più distinti, più ordinati, più conformi all’andamento comune delle associazioni delle idee nostre quando siam desti, v’è