Pagina:Poesie di Giovanni Berchet.djvu/26

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cando consiglio ai critici, potrebbe menarmi buono l’avere io fatto parlare cotanto uno vicino a morire, il Lombardo della battaglia di Legnano? Lo scoprirmi in fallo per questa parlata sarebbe la cosa del mondo più facile a farsi, se un’altra non ve ne fosse più facile ancora, quella per me di pigliare le cesoie, e tagliar via il corpo del delitto, o d’accorciarlo almeno. E sia lode al vero, due volte ho portate le mani per eseguirlo il taglio, e due volte — lo dirò con una frase tutta di filigrana, rubata al Creso di tali frasi, — due volte caddero le paterne mani. E perchè? Perchè quelle poche ammonizioni contenute nella parlata erano le cose appunto che a me più importava di dire; perchè quelle ammonizioni possono essere come tocco di campana che svegli altre riflessioni nell’animo de’ miei concittadini, un avviamento a pensieri un po’ sodi sulle condizioni necessarie ond’essere degni della libertà. Nè credo ch’elle sieno estranee al concetto storico della Romanza, dacchè in gran parte per non avere saputo i Lombardi far senno di ammonizioni consimili, perdettero poi in seguito la libertà loro.

Come eglino la perdessero, e perchè dovessero necessariamente perderla, voi lo sapete, o miei cari, nè spetta a me di ridirvi le osservazioni che altri hanno già fatte e pubblicate con tanta limpidezza di giudizio, e da ultimo anche il signor Guizot con cenno rapido, ma sentito.

Tengano conto, li scongiuro, di tali osservazioni quelli che amano la nostra povera patria. Cerchino di farne anch’essi, studiando la storia nostra, traendo dalle memorie del passato una migliore direzione alle speranze del futuro. E se mai, e chi ’l sa? usciti del nostro sopore, o sbalzati da qualche accidente dell’incivilire che fa ogni dì più l’Europa intorno di noi, ci trovassimo avvicinati al conseguimento della libertà e della indipendenza nazionale,