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Pagina:Poesie di Giovanni Berchet.djvu/33

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I Lombardi, temprati alle sciagure, venuti finalmente dalla diversità e dalla incertezza degli intendimenti in una unica e fortissima risoluzione, aiutati da cotidiani successi, sorgevano ogni dì più e più caldi di novella vita; di modo che, prima che la campagna si chiudesse, la lega lombarda noverava Venezia, Verona, Vicenza, Padova, Treviso, Ferrara, Brescia, Bergamo, Cremona, Milano, Lodi, Piacenza, Parma, Modena e Bologna. Quest’ultima città avea dovuto consegnare trenta ostaggi e pagare una ingente taglia a Federigo; ma come appena l’ebbe sgombrata, per recarsi sopra Roma, i cittadini ne avean cacciato il podestà imperiale ed unitisi alla lega.

Federigo arrivava intanto sotto le mura di Roma; prendeva la città Leonina; ma era sopratenuto in faccia alla basilica vaticana, tramutata in fortezza. Vana tornando l’opera delle catapulte, mandò alle fiamme la propinqua chiesa di Santa Maria che, minacciando istantaneamente la basilica medesima, ne procacciarono la resa.

Il papa spaventato si racchiuse nel Coliseo co’ Frangipani: e quindi per isfuggire non il popolo lo forzasse ad abdicare per gratificarsi il vincitore, scendendo nascostamente per il Tevere sino al mare, si fu ridotto a Benevento. Come i Romani seppero la fuga di lui, calarono agli accordi, e giurarono fedeltà all’impero, salvi i diritti del senato romano.

Ma i Tedeschi, soliti di importar seco la peste in Italia, a questa volta se la presero dall’Italia. Eransi posti in campo nei gran calori della state, quando il clima, non pur ai nordigiani, ma si fa mortifero agli indigeni medesimi. Sorse la febbre maremmana, malattia terribile di natura, raggravata ancora nelle menti tedesche da spaventosi fantasmi, che ne rincalzavano le stragi; stava loro sugli occhi la incenerita chiesa di Santa Maria, le fiamme che ripercotendo la facciata della Vaticana, ne avean distrutte le immagini miracolose di Gesù Cristo e di san Pietro; risuonavano a’ loro orecchi gli anatemi del pontefice: i preti se ne facevan profitto ad esagitarli e conquiderli interamente. In breve i principali dell’impero e dell’esercito, duchi, conti, vescovi, meglio di duemila gentiluomini, soldati in proporzione, perirono. De’ sopravvissuti, parte s’eran ritratti alle patrie case, parte rimanevan tuttavia, ma affitti da fievolezza e terrore.

Solo Federigo opponeva il suo gran cuore a tanto infortunio. Confidava i malati alle cure dei Romani; e raggranellati i pochi valevoli all’arme, attraversando Toscana e penetrando le Alpi Apuane, si riduceva in