«Non è lieta, ma pensosa;
Non v’è plauso, ma silenzio; 51Non v’è pace, ma terror.
Come il mar su cui si posa,
Sono immensi i guai d’Italia, 54Inesausto il suo dolor.
«Libertà volle; ma, stolta!
Credè ai prenci, e osò commettere 57Ai lor giuri il suo voler.
I suoi prenci l’han travolta,
L’han ricinta di perfidie, 60L’han venduta allo stranier.
«Da quest’Alpi infino a Scilla
La sua legge è il brando barbaro 63Che i suoi regoli invocâr.
Da quest’Alpi infino a Scilla
È delitto amar la patria, 66È una colpa il sospirar.
«Una ciurma irrequieta
Scosse i cenci, e giù dal Brennero 69Corse ai Fori e li occupò:
Trae le genti alla segreta,
Dove iroso quei le giudica 72Che bugiardo le accusò.
«Guarda; i figli dell’affanno
Su la marra incurvi sudano: 75Va, ne interroga il sospir: Queste braccia, ti diranno, Scarne penano onde mietere 78Il tributo a un stranio sir.
«Va, discendi, e le bandiere
Cerca ai prodi; cerca i lauri 81Che all’Italia il pensier diè. —
Son disciolte le sue schiere;
È compresso il labbro ai savii; 84Stretto in ferri ai giusti il piè: