Pagina:Poesie inedite di Silvio Pellico I.djvu/139

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Il pio silenzio di tai sedi appella
     A veridici e gravi pensamenti.
     Scende sul cor rimorso, e lo flagella,
     132Ma speme santa mitiga i tormenti.
     Scerne l’uom ch’ogni vita si scancella,
     Quasi che gli anni suoi fosser momenti,
     E invaso allor da salutar terrore,
     136S’umilia, e invoca, e trova il Redentore.

Oh! chi d’uopo non ha di chi il redima?
     Qual adulto vivente è immacolato?
     Chi non desìa tornar ciò che fu prima,
     140Quando non era ad empietà varcato?
     E chi fia mai che irreverente imprima
     In Santuario i piedi, ove adorato
     Mirasi quanto, sceso in terra Iddio,
     144Per redimerci tutti, oprò e patìo?

No, qui nulla è volgar, nulla è concetto
     Di scempi ingegni! tutto è sapïenza!
     Rider vorrìa l’incredulo intelletto,
     148E falla qui a lui stesso la impudenza:
     Qui riconoscer debbe ei con dispetto
     Esservi un Bel che sforza a reverenza:
     Istorïate scene del Vangelo
     152Han qui una voce che rammenta il Cielo.