Pagina:Poesie inedite di Silvio Pellico I.djvu/193

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Se arditi di sua mente erano i voli
     Quando la mente ei di Platon seguiva,
     Pur temev’anco di ragione i dòli,
     52Ed a’ piè dell’altar si rifuggiva.

Te sorpreso di morte sì precoce,
     Deh! amico, non avesse il fero artiglio!
     Più fido mi vedresti ora alla Croce,
     56Più concorde or sarìa nostro consiglio.

E tu stesso maestri avendo gli anni,
     Con più sicura man rigetteresti
     Del secol nostro gli abbaglianti inganni,
     60E tutti i lumi tuoi foran celesti.

Ma fu per te misericordia certo,
     Che tu morissi pria dell’ora, in cui
     Trassi prigione in bolgie, ove deserto
     64In grandi strazi per due lustri io fui.

Le ambasce mie, le ambasce d’altri amici
     Troppo avrian tua pietosa alma squarciata:
     Chi vive sulla terra a’ dì infelici,
     68Troppo ne’ danni i soli danni guata.