Pagina:Poesie inedite di Silvio Pellico I.djvu/27

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Ei molto ignora, ma le sue rovine
     Attestan quella origin ch’egli avea,
     57E suda a restaurarle insino al fine;

E abborre l’angiol vil che il seducea,
     L’angiolo vil che invano ognor gli grida:
     60« Nulla tu sei che argilla stolta e rea! »

Taci, bugiardo spirto! Iddio m’affida:
     Ei non m’ha tolto, come a te, l’amore:
     63Uom si fe’ perch’io ’l veda ed abbial guida.

Servo a lui son, ma sono a te signore;
     Mal cangi astutamente e viso e manto,
     66Per trarmi fra tuoi schiavi al tuo dolore.

Mal di filosofia t’usurpi il vanto,
     Per insegnarmi il tuo esecrando scherno
     69Sull’alte mire del tre volte Santo!

Io caddi al par di te dal regno eterno,
     Ma non sì basso; e se mi curvo al suolo,
     72Non è per invocar fango ed inferno,

Bensì lui, che raddurmi al ciel può solo!