Pagina:Poesie inedite di Silvio Pellico I.djvu/298

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Ma a costei non bastava entro sue mura
     Spander pietà, sorriso, amore e pace:
     Dello spettacol dell’altrui sventura
     60Nel petto le scendea duol sì verace,
     Che santa spesso l’assalìa paura
     D’appagarsi in virtù scarsa e fallace:
     Pareale ch’a indigenza oro gittando,
     64Poco pur sia di carità al comando.

Allor si fu che a visitare assunse
     Il tugurio di gioia derelitto;
     Allor si fu che più desìo la punse
     68Di commoversi al gemer dell’afflitto;
     Allor, com’angiol, fra i sospiri giunse
     Di tapine espïanti il lor delitto;
     Allora, insieme a facil don, largiva
     72Fatiche, ambasce, carità più viva.

Per alcun tempo di celar s’impose
     Ai leggeri del mondo i passi santi:
     Non già che paventasse le vezzose
     76Celie dell’alme vili ed inamanti,
     Ma perchè vereconda ella ognor pose
     L’orme sue pe’ sentieri al ciel guidanti:
     Poi cotal luce sue bell’opre diero,
     80Che ad alcun più sottrar non si potero.