Pagina:Poesie inedite di Silvio Pellico I.djvu/38

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L’Angiol del Sol, da quel beante foco
     Ai circostanti globi è fatto legge,
     12E della luce incantali col gioco.

Ed ogni astro ha uno spirito che il regge,
     Od hanne molti, giusta ch’ivi è bello
     15Esser vario de’ duci il santo gregge.

La nostra terra di sventure ostello,
     Ostello è pur di squadre celestiali,
     18Onde scempio non facciane il rubello.

Per fraterna pietà si fean coll’ali
     Agli occhi vel, lunge l’acciar rotando
     21Ai cacciati quaggiù primi mortali.

E d’Adamo fu l’Angiol, che allorquando
     Reo lo mirò — « Non disperar! gli disse,
     24« L’Eterno puoi placar, te umilïando! »

Poscia ogni volta che la colpa afflisse
     Cuori che si pentiano, il Signor tosto
     27Di consolarli ad uno spirto indisse.

Chi al fido Abramo che sul rogo ha posto
     Il caro figlio ed il coltel già snuda,
     30La man rattiene? Un Cherubin nascosto.