Pagina:Poesie inedite di Silvio Pellico I.djvu/87

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     E certo le dubbiezze eran flagello
     Da Dio permesso, perchè umìl non era
     172Di quel giovin lo spirto, e si credea
     D’altissima natura, atto all’acquisto
     D’ogni saper cui non s’aderge il volgo;
     E lungh’ore ogni dì sedea solingo
     176Fra libri ottimi e pessimi, e scrutava
     La verità — dimenticando spesso
     D’invocarla dal ciel. Ma in quel gran giorno
     Dell’adorabil pompa, in quel momento
     180Che a mille a mille si prostràr gli astanti,
     Ed anch’egli prostrossi; il giovin, pieno
     Poco prima di tenebre, una luce
     Vide novella, e umilïò l’altero
     184Intelletto con gioia, e senza orgoglio
     Fu per più giorni e immacolato e forte.
          E quando quell’audace irrequïeto
     Tornava a’ suoi deliri, investigando
     188Con indagin profana alti misteri,
     Scontento si sentiva e sen dolea;
     Ed in sè di quel giorno Lugdunense
     La ricordanza ridestava, in cui
     192S’era con fede innanzi a Dio gettato;
     E tale avventurosa ricordanza