Pagina:Poesie inedite di Silvio Pellico II.djvu/132

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E d’innocenti peregrini oppressi;
60E la mente magnanima del vecchio
Compatìa in tutti i cuori illustri o bassi
Delle colpe gli strazi e quei del pianto.
     Or mentre inginocchiato ei le divine
Grazie per tutti invoca, ode la squilla
65Che a notte suona il vïator venuto
Alla porta ospital. Sospeso allora
Il conversar con Dio, s’alza ed appella
Un de’ laici fratelli, e — Va, gli dice;
Provvedi tu che all’arrivante abbondi
70Di carità dolcissima il conforto,
Chiunque ei sia.
                                 Quindi, umilmente curva
La nivea fronte, eccol di nuovo a’ piedi
Del Crocefisso, e nell’orar diceva:
— Or chi sarà questo ramingo? Oh fosse
75Tal di que’ mesti a cui giovar potessi!
     D’accelerati e poderosi passi
D’un cavalier sonar sembran le volte;
Poscia addotto dal laico entro la cella
Viene . . . Eleardo.
                                   — Oh amato zio!
                                                                 — Nepote,
80Onde tu di Staffarda alla Badìa?