Pagina:Poesie inedite di Silvio Pellico II.djvu/141

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Che il geloso, implacabile barone
265Seppellìa vive delle torri in fondo,
Il monaco espïava or sue passate
Colpe, or le colpe delle stirpi inique:
E non di rado quelle sacre lane
Coprìano ingegni sapïenti e miti,
270Stranieri al secol lor, com’è straniero
Fra malefici sterpi il fior gentile,
E fra cocenti arene il zampillìo
Ospital d’una fonte, e fra selvagge
Masnade un cor che sopra i vinti gema.
     275Intanto che a Staffarda i coccollati
Salmeggiavano in coro, e che l’antico
Ugo sul palafreno i pantanosi
Sentieri e le boscaglie attraversava,
Mossa da Moncalier, tragge a Saluzzo
280Moltitudine varia e spaventosa
Di regie insegne e d’alleati, e insieme
Co’ guerrieri diversi orrende bande
Di comprati ladroni. Il sommo duce
È Bertrando del Balzo, altero e prode
285Siniscalco del rege, e di Bertrando
Primo seguace è il traditor Manfredo,
Ch’entrambo i suoi fratelli sconsigliati
Seco strascina alla malvagia impresa.