Pagina:Poesie inedite di Silvio Pellico II.djvu/159

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Mentre la invaditrice oste pe’ campi
S’andava ad ogni infamia iscatenando.
     A tutelare o vendicar gli oppressi
Bensì Eleardo qua e là accorreva,
705Ma non di lui bastanti eran gli sforzi,
Nè bastanti gli sforzi erano d’altri
D’animo pari al suo cavalleresco,
Che insiem con esso or s’avvedean fremendo
Quanta in Manfredo, e ne’ fratelli suoi
710Ed in Bertrando e nelle rie caterve
Indol, non già d’amici eroi si fosse,
Ma d’impudenti ladri e di nemici.
     Insin dal primo giorno i brandi iniqui
Della straniera turba entro innocenti
715Tugurii sparser miserando affanno.
Qui sgozzarono vergini inseguìte,
Là genitori che alle amate figlie
Difensori si fean. Volge ma indarno
La sua voce imperterrita Eleardo
720Or a questo or a quel de’ condottieri.
Il siniscalco move il capo e ride,
E Manfredo le accuse ode in silenzio,
Guarda le torri di Saluzzo, e sembra
Dir: — Che mi cal d’iniquità e di pianto,
725Purchè in breve là entro io signoreggi?