1940Di me la figlia indegnamente stesa
Ad implorar la vita mia, la vita
Che mi si fa spregevol, che non posso,
Che non voglio accettar! Riedi, ten prego,
Tel comando! paventa il furor mio, 1945Il maledir d’un genitor morente!
Ghibellino fu sempre Ugo, e nol move
Pietà di noi. L’ipocrita vegliardo
Del nostro duolo infamemente esulta,
E per farlo maggior vuol che d’Arrigo 1950L’ultima figlia esempio doni abbietto.
Del minacciar paterno e delle ingiuste
Voci contr’Ugo questa inorridiva;
Ma il venerando abate alla fanciulla
Reggeva il cor, dicendole: — Salvarlo, 1955Dobbiam malgrado l’ira sua superba.
Ma qual d’entrambi è l’animo allorquando
Dalle guardie interdetto al padiglione
Vien lor l’ingresso! Non bastàr nè preghi,
Nè lagrime, nè strida. Un assoluto 1960Cenno del sir faceva inesorati
Tutti i guerrieri che cingean la tenda.
Stavano dentro a quella in assemblea
Col supremo signor parecchi duci;
E questi duci tutti eran da lunghi