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     455I detti d’una figlia a piè del padre.
          Quell’umiltà, quella dolcissim’arte,
     Que’ prorotti dal cor supplici versi
     vinser l’alma del grande Imperadore,
     E gl’intenti ei capì di Rafaella.
     460Battè le regie palme, e alla percossa
     Unissona fur segno, onde gli astanti
     Baroni il plauso prolungar sì forte,
     Che ne tremaro il suolo e le colonne.
          Otton chiamò la vergine, le cinse
     465L’eburneo collo di splendenti gemme,
     E dal suol rialzandola, degnossi
     Dirle: — Qual grazia chiederesti? — Ed ella:
     — Se t’offese Aldiger, deh! gli perdona,
     E mite sii nelle condanne, o sire!
          470Cessò la festa, e pieno di soave
     Commozïone era d’Otton lo spirto,
     Ed all’intime stanze dei riposi
     Ritraëndosi, disse al più fidato
     De’ cancellieri suoi: — M’avea lo schietto,
     475Ma severo Aldiger mosso a tal ira,
     Ch’io divisava d’Ugonel la morte;
     Pacato or sono, e indugierò.
                                                                 Felice
     Quel freno ai moti del rigor! felice