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Pagina:Poesie inedite di Silvio Pellico II.djvu/42

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     10Al timon dell’impero, e lo volgea
     Del sir con tanta gloria e securanza,
     Che questi, anco in cimento arduo serrando
     Le auguste ciglia al sonno, a lui dicea:
     « Vigila or tu, che il signor tuo riposa »;
     15Quell’Ebelin, che, lagrimato il sacro
     Cener del magno Otton, d’Otton novello
     Fu parimente lunghi anni sostegno
     Di giustizia nel calle, e guida e sprone;
     Sì che a nessun parea che dilettoso
     20Ne’ poveri tuguri e nelle sale
     Fervesse crocchio, ove lodato il nome
     Non fosse d’Ebelin, — quell’Ebelino
     Morì esecrato, ed era giusto! Amore
     E compianto agli oppressi!
                                                             Un dì l’Eterno,
     25Come a’ giorni di Giobbe, al suo cospetto
     Avea tutti gli spirti, e a Sàtan disse:
     — Onde vieni ?
                                      E il maligno: — Ho circuita
     Dell’uom la terra, e non rinvenni un santo.
          Ed il Signore: — O di calunnie padre,
     30Non vedestù l’amico mio Ebelino,
     Ch’uomo a lui simil non racchiude il mondo,
     Tanta in prosperi di serba innocenza ?