Pagina:Poesie inedite di Silvio Pellico II.djvu/50

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     200Tanti acquistasti a guiderdone e lode.
     Ombra a lui fa la tua virtù: onorarti
     Finge, ma stolta è finzïone omai
     Ond’ogni cor magnanimo s’adira.
     Possente sei, ma più non sei quel desso
     205Che ne’ duo regni un dì tutto volvea.
     Tëofanìa il governa, e da Bisanzio
     Sul germanico seggio ov’ei l’assunse
     Recò le greche astuzie, e lo circonda
     Di greci consiglieri. Essi con lei
     210Van macchinando contro te ogni giorno;
     Che se finor cadute anco non sono
     Le podestà che a te largì il monarca,
     Della tua rinomanza egli è prodigio,
     E nel tiranno è di pudor reliquia.
     215Bada a’ perigli, a tua salvezza bada:
     D’Otton l’iniquità rotto ha i legami
     D’ogni giusto con esso.
                                                      Un de’ maggiori
     Così parlò fra gli adunati audaci.
     Nè, sebbene oltrespinta, era appien falsa
     220La parola di sdegno e di sospetto
     Circa l’imperadrice e i cortegiani
     Ch’ella a sue nozze addotti avea di Grecia.
          Ma la candida e ferma alma del pio