Che trascinano il morto — e, con siffatta
Serie d’inenarrabili vicende
Di castel, che i perenni affigurava 755Dell’abisso tormenti, il ricordarsi
De’ dì sereni che svanìr, de’ plausi,
Delle liete speranze, e, più di tutto,
De’ dolci affetti — ah! quella è tale immensa
Congerie di dolori e di spaventi, 760Che dissennar minaccia ogni più forte
E sdegnoso intelletto! E se si ponno
Da intelletto simìl serbar talvolta
Contro all’empia fortuna altero scherno,
O pensieri di pace e di perdono, 765E di fede nel cielo, ahi! pur quell’ora
Amarissima vien che ineluttata
Mestizia il cor miseramente serra,
E non v’è chi consoli! Ed altre pari
A quell’ora succedono, e d’angoscia 770In angoscia si cade! Ed un’ardente
Smania investe il cervello, ed impazzato
Esser si teme o brama! E il generoso
Petto chiuder non puossi all’irrüente
Piena dell’odio che in lui versan mille 775Della viltà degli uomini memorie!
E feroce si resta, e di sè stesso