35Anelante alla cena. A quando a quando
Ci volgevam guardandoci, ed allora
Che, già molto remoti, un veder l’altro
Più non potea, salutavamci ancora
Con prolungati affettüosi strilli; 40E questi udìansi dalle due castella,
E mia madre s’alzava, e tremebonda
Al balcon della torre s’affacciava,
Incerta se di gioco o di dolore
Voci eran quelle. Ah! in voci di dolore 45Odo mutarsi quella sera infatti
Le grida dell’amico: « Al lupo! al lupo! »
Ripeteva egli disperato. Io sudo
Di spavento, ciò udito, e immaginando
Di quel caro il periglio. I clivi scendo 50Novamente precipite: il ghiacciato
Pellice varco, e per gli opposti greppi
Affannato m’arrampico ed appello:
« Irnando mio! Irnando mio! ». Salito
Egli era sovra un olmo. Eccol veloce 55Scendere a me. Ma il lupo allontanato
Ritorce il passo, e verso noi s’avventa.
Ambo ascendiam sull’arbore, e costretti
Lunghissim’ora ivi restiam; chè intorno
Incessante giravasi la fiera.