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Pagina:Poesie italiane.djvu/44

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Dunque d’onor la dolce amabil voce
Non udirò, che suona or sì gradita?
E, poi che lusingando ella m’invita,
18Dove mi chiama, non andrò veloce?

     Ahi, che là dove freme il mar più atroce,
Tu spingi incauto la tua prora ardita!
Vedi, ch’ogni più ferma alma è smarrita,
22E omai dispera entrar dentro la foce.

     Sol che s’adempia il nobile disio
Di sovrastar, a che anelando io corro,
25Segua che puote, ogni salvezza oblio.

     Vanne: nè ti seguo io, nè ti precorro.
Faccial, cui piace servitù, non io;
28Che amico, io t’amo, e mio signor, t’abborro.