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144 carlo castone rezzonico della torre

III

L’ECCIDIO DI COMO

alla patria.

O del massimo Lario antica donna,
cara al buon dittator, che la feroce
alma non seppe intenerir di Bruto;
o di Grecia e di Roma eletta sede
5al purissimo sangue; o d’onorati
ingegni altrice, e libera d’eroi
armipotente un dì madre e d’impero,
a te ne vegno. L’ubertosa valle
e i culti monti che ti fan corona
10rispondano al mio canto; in sulla rupe
colchisi il vento, ed animar col fiato
la capace non osi eolia tromba.
Salve, patria gentil! Benché lontano
da te Minerva m’abbia tratto, e Marte
15al biondo Tebro, all’argenteo Sebeto
per breve spazio, e per piú lustri in riva
alla borbonia Parma, ognor mi fosti
cagion di gioia al memore pensiero,
cui tornano sì dolci della prima
20etá le gare, e i giuochi ingenui e il riso.
Ma quanto ora qui veggio altre mi desta
chiare memorie di tua sorte, ond’io
de’ prischi fatti indagator non lento
giá fei tesor nel fido petto, e gemme
25or fian del carme, e nome forse e vita
oltre i lividi gorghi, oltre la tomba.
Odo da’ sassi, odo da’ tronchi espressa