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carlo castone rezzonico della torre |
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Ma, qual fra rotti nembi iride al sole,
rifolgorò l’antico riso, e fabro
fu di queste pennigere parole
60il facil labro:
— Arcadia bella oltra il centesim’anno
vive, e vivrá di Roma eterna al paro,
finché l’onde del Tebro al mar n’andranno
e il sol fia chiaro.
65Invano contro lei Discordia e bieca
Invidia i dardi a dura cote affina:
vindice fra’ suoi lauri erra la sveca
regal Cristina;
erra lo stuolo de’ miglior poeti,
70onde fu domo il tumido Secento
e fûr di riso l’Achillini e il Preti
lungo argomento.
Raro è quei che per molta aura febea
s’alza da valli paludose ed ime
75e a toccar giunge de la rupe ascrea
l’ultime cime.
Giova però che il vasto aer leggiero
tentino molti con diverse penne:
felice quei che il dedalèo sentiero
80sicuro tenne!
Nuova il dirceo Cimante ora diffuse
gloria sul custodito arcade gregge:
il supremo favor l’itale muse
conforta e regge.
85Commetti, Arcadia, in sì beato giorno,
alla memoria dell’etá piú tarde
lui che di lunghe opre, d’onore adorno
lampeggia ed arde;