Vai al contenuto

Pagina:Poeti minori del Settecento I.djvu/201

Da Wikisource.

i - giornata villereccia 191


16
Ognun per sé lo vuol; ma incauta appena
l’impaziente turba a lui si accosta,
ei ratto in un balen volge la schiena,
e lungo tratto da ciascun si scosta.
Alza le groppe, e delle gambe mena,
e fa di calci e morsi a ognun risposta:
scorre sbuffando per l’erboso piano,
e per fermarlo ogni ripiego è vano.
17
Ma, mentre dietro a lui tempo e sudore
pèrdono questi invan, Silvio giú scende,
a cui nel volto un liberal candore
misto a contegno nobile risplende;
lento ei si avanza, che noi punge in core
giovanil voglia, o ad affrettar l’accende:
e nella maestá de’ moti suoi
tutto annunzia il valor degli avi eroi.
18
Leggiadramente un verde ammanto il cinge,
cui l’orlo estremo un filo d’or circonda;
in vaghe anella egli compone e finge,
emula al crin febeo, la chioma bionda.
Morbido cuoio l’agil gamba stringe;
e asconde il guanto la man bianca e monda;
un anglico cappel sugli occhi sciolto
coprendo ombreggia, e dal sol guarda il volto.
19
All’apparir del giovane sovrano,
Frontin, che cosí l’asino si noma,
quasi intelletto avesse e senso umano,
corregli incontro con la fronte doma;
e volontario dalla nobil mano
il fren riceve, ed alla dolce soma
soppone il tergo mansueto e chino,
lieto e superbo di si gran destino.