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55Tu, nel solingo orrore
del meditar si amico, veglia col tuo signore, e un di al mio ciglio antico, stanco, non sazio ancora, 60t’appressa, e l’avvalora.
Tu nell’estrema sera splendi al mio letto accanto, ed a luce sincera su la parete intanto 65veder mi sembri scritto:
«Nullo per me fu afflitto».
Né curo poi che meco tu nella tomba scenda, ove, fra l’aer cieco 70e la quiete orrenda,
spiega suo fasto insano misero orgoglio umano. </poem>