Pagina:Poeti minori del Settecento II.djvu/109

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Terra sacra al furor, tomba del forte,
sui campi tuoi l’eroe
piombò debellator di forze immense.
35Tale all’Adige, un tempo,

Mario sul Cimbro trucidato spense
di vendetta fatai la lunga sete.
Sento l’infesto aratro
fender l’ossa inquiete.

40E tu, grande, che il cielo,

ardua carriera alla tua gloria offrendo,

volle ministro delle sorti ascose,

tu diradasti in favor nostro il velo

ch’alto adombrolle. Il desiato giorno
45mostrasi e nasce un nuovo ordin di cose.

Giá toma Astrea: Licenza,

che si copria di Libertá col manto,

freme torva e s’asconde.

A* gravi studi e all’arti ergonsi intanto
50piú sedi, e onore alla virtú s’accorda.

Palla propizia arride

e Atene sua ricorda.

Deh! se lassú s’ascolta

fervido voto e de’ mortali afflitti
55talor l’ira immortai placasi a’ prieghi,

scenda nel suo splendor Pace una volta,

e sulla terra desolata e guasta

il bianco ammanto impietosita spieghi.

Deh! che di Marte insano
60la mal repressa rabbia alfin si taccia,

e irruginita l’asta

la polve stampi, e il carro infranto giaccia,

e le chiavi che il tempio apron di Giano

chiuda nel cupo fondo
65l’inaccesso Oceano.