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Pagina:Poeti minori del Settecento II.djvu/126

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i propri affetti sui,
65mentre fingea di raccontar gli altrui.

— Mira — dicea — qual forte

amabile sostegno

si fan degli olmi le gioconde viti,

che andrian pel suol distorte,
70se avesser elle sdegno

su le braccia posar de’ lor mariti:

né di vaghi e graditi

raspi sarian feconde;

ma solo fóran viste
75serper fra l’erba, miste

con pochi tralci e con povere fronde,

quasi abbietti virgulti,

del gregge esposte a sostener gl’insulti.

L’ore beate a pieno
80voi nelle stesse cure,

negli stessi pensier spender potreste;

poiché di te non meno,

o dea, quegli sa pure

siccome ogni arboscel si pianti e inneste. —
85Cosi, dicendo queste

ed altre cose ancora,

alfin la persuase.

Ei non piú si rimase

qual pria s’infinse; ma depose allora
90quelle false divise:

piacque alla dea l’inganno, e ne sorrise.

O di pietade ignuda,
, Filli, non sará mai
ch’esempio almen da questa dea tu pigli?
95Che se nell’ esser cruda

la simigliasti assai.