Vai al contenuto

Pagina:Poeti minori del Settecento II.djvu/196

Da Wikisource.

25A singoiar cimento

vana sete di lode apre l’arena;

a nuove risse intento,

Tarme ripiglia, che depose appena,

il cavalier, sol stanco
30se pende il ferro inoperoso al fianco.

Non amistá di sangue,
non vincol sacro il reo costume affrena;
spesso l’amico esangue
dell’amico per man tinge l’arena,
35né di vederti è raro

germano estinto per fraterno acciaro.

Tanto in errar s’eccede,
che, dove il giudicar piú sembri oscuro,
alla spada si crede,
40quasi del cielo oracolo sicuro:

colpa intanto prevale
per miglior braccio all’innocenza frale.

L’uso crudel non ebbe
Grecia, d’ogni valore egregia scola,
45e non colei che crebbe

sulle rive del Tebro invitta e sola,

al cui poter soggiacque

il vinto suol, che a lei dinanzi tacque.

La scellerata usanza
50fughi senno e ragion dai nostri liti:

cerchisi nuova stanza
il falso onor fra mauritani e sciti.
Ivi regni; e sull’empia
gente infedel nostre vendette adempia.