Pagina:Poeti minori del Settecento II.djvu/72

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25Sai che non mento; io viditi

cento amatori appresso
arder, palesi o taciti,
del nostro foco istesso.

Non tanti giá per Elena
30proci la Grecia espose

quel di fatai che Tindaro
lor Menelao prepose.

Che non soffersi io, misero,
finché il mio fato il volle?
35Quel che a te costa or lagrime,

agli occhi miei costolle.

Infine Amor sospinsemi,
uso a giovar gli audaci:
— T’amo — gridai : rispondere
40m’intesi: — E tu mi piaci. —

Dei labbri, ond’elle uscivano,
credei le note appena;
troppo era dolce il premio
della soff"erta pena.

45E che a’ tuoi doni, io, perfido,

obHo maligno opponga?
che al tuo giammai l’imperio
di donna altra preponga?

No; tu dal giovin animo
50il timor freddo escludi;

gli Euri sonanti il portino
nelle letee paludi.

Ma guai se te la facile
antica etá vedea!
55se te pur or dell’Asia

barbara terra avea!