Pagina:Poggio Bracciolini - Facezie, Carabba, 1912.djvu/111

Da Wikisource.

facezie 99

ne’ campi. “In maggio,” rispose. E poichè egli glie ne chiedeva la ragione, perchè ciò pareva strano in quanto sembri che in quel mese riposino i lavori della campagna: “Perchè, disse, è in quel mese che noi dobbiamo coprire e le nostre e le vostre donne.”


CXLVI

Detto di un uomo ridicolo.


Un Romano, che noi abbiamo conosciuto, montò una volta su di un muricciuolo che era in un canneto, e, come se si trovasse dinanzi al popolo, prese a parlare alle canne, intrattenendole delle cose della città. Mentre parlava, per un po’ di vento che s’era mosso, le canne piegavano le cime; e quell’uomo sciocco che fingeva a sè stesso che quelle canne fossero uomini, come se esse lo ringraziassero del discorso: “Non abbiate tanto rispetto, disse, o signori romani, per me che sono l’ultimo di voi.” E questa frase venne poscia in proverbio.


CXLVII

Come un uomo che volea uccidere il porco

fu deriso.


Era costume una volta, in un borgo del Picentino, che, quando alcuno all’inverno ammazzava il maiale, invitasse i vicini a cena. Un tale, al fine di evitar quella spesa, consultò un compare. E questo gli disse: “Di’, domani, che questa notte t’han rubato il porco.” E quella notte, di fatti, mentre l'altro non sospettava d’alcuna cosa, gli rubò il porco. Alla mattina, quando vide che gli mancava la bestia, andò dal compare lamentando con alte grida che glie lo avessero rubato. E l’altro: “Tu dici bene, compare; è così che io ti ho insegnato di dire.” E per quanto l’altro ripetute volte