Pagina:Poggio Bracciolini - Facezie, Carabba, 1912.djvu/157

Da Wikisource.

facezie 145

è costume lasciar solo il malato, che così più liberamente apregli l’anima sua. E la donna finse una malattia, si mise in letto, simulando un grave dolore, e chiese del confessore, il quale, essendosi tutti gli altri ritirati, rimase con lei e giocò seco più volte. Ed essendo stati molto tempo insieme, entrò alcuno nella stanza, e il frate se ne andò, dicendo che il dì dopo sarebbe tornato a ricevere la fine della confessione. Tornò, e levatesi le brache e postele sul letto della donna, continuò la confessione dello stesso modo del dì primo. Il marito, che di nulla sospettava, meravigliato della lunghezza di quel sacramento, entrò nella stanza, e il frate, sorpreso da quella venuta, se ne andò, dimenticando le brache; e il marito, vistele, gridò che quello non era un frate, ma un adultero, e andò al priore del convento, protestando, lamentandosi del fatto indegno e minacciando di morte il reo. Il priore, che era vecchio, calmò l’ira dell’uomo, dicendo che quelle grida tornavano anche a disonore della sua famiglia; che era meglio metter tutto sotto silenzio e coprire la cosa. E il marito disse che essa era manifesta per modo delle brache e che non si poteva nascondere; e il vecchio trovò rimedio anche a questo; disse che quelle poteano passare per le brache di San Francesco, che, per guarire la moglie, quel frate aveva portate; che egli verrebbe con pompa e processione a riprenderle. Così fu convenuto, e il Priore convocò i frati, e vestiti degli indumenti sacri, colla croce in testa, si recarono alla casa di quell’uomo, presero divotamente le brache, e come se fossero sante reliquie le recarono su di un cuscino di seta, e le fecero baciare al marito, alla moglie e a tutti quelli che incontrarono per la via, e con gran canti e cerimonie le portarono al convento e le collocarono nel Santuario fra le altre reliquie. Ma poi l’affare fu scoperto e vennero a Roma inviati di quella città a chiedere ragione dell’ingiuria.


K - 8