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amicizia, e i servigi che s’erari resi, dopo molti lamenti concluse che e’ non s’era meritato che suo figlio lo uccidesse. A queste parole meravigliato il padre rispose che ciò non avrebbe egli mai sopportato e che avrebbe impedito il delitto, e chiese in che modo potesse meglio punire suo figlio. E l’altro: “Tuo figlio è innamorato di mia moglie, e spesso la notte con suoni e con canti desta me e la moglie dal sonno, e per questo avviene che io sveglio, più di quello che possa, e perchè ella non pensi ad altri, io debba dare opera seco. E poichè ciò accade assai spesso, così mi mancano omai le forze, e se tuo figlio non smette, io sono presso a morire.” E con questa facezia Riccardo, ammonito dal padre, non gli fu più molesto.


CCXLIII

Detto faceto di una cortigiana

alle spalle dei Veneziani.


Ai bagni di Petriolo udii da una dotta persona narrare di una faceta risposta di una meretrice, che non è indegna di essere registrata fra queste facezie. Eravi a Venezia una cortigiana da bassa gente, alla quale andavano uomini di tutti i paesi; uno di questi un giorno le chiese quali fra gli uomini del mondo le paressero meglio forniti. E la donna tosto rispose che erano i Veneziani. E chiestane la ragione: “L’hanno tanto lungo, disse, che per quanto siano in mare e in lontani paesi, arrivano fino alle loro mogli e fanno loro fare i fanciulli.” Scherzava in questo modo sulle mogli dei Veneziani, che, quando questi vanno lontano, sono lasciate alle cure degli altri.