Vai al contenuto

Pagina:Poggio Bracciolini - Facezie, Carabba, 1912.djvu/60

Da Wikisource.
48 facezie

LVII

Piacevole risposta dello stesso poeta.


Lo stesso Dante pranzava un giorno fra Cane della Scala il vecchio e il giovane, e i servi d’entrambi, per burlarsi di lui, gli gittarono tutte le ossa di nascosto dinanzi a’ piedi; tolta la mensa, tutti si rivolsero verso di lui meravigliati che solo dinanzi a lui si vedessero le ossa. E Dante, che era pronto alla risposta: “Non v’è da far meraviglia, disse, se i Cani mangiarono le ossa; io non sono un Cane.”


LVIII

Di una donna ostinata a chiamar pidocchioso

il marito.


Si parlava un giorno della ostinazione delle donne, che è grande da far loro preferire la morte piuttosto che cedere: “Una donna dei nostri luoghi, disse uno, che era sempre contro al marito, e respingeva rimproverandolo ogni sua parola, ostinandosi in ciò che aveva preso a dire, per essergli sempre al di sopra, ebbe un giorno con lui un grave alterco e lo chiamò pidocchioso; ed egli, perchè ritrattasse la parola, la prese a legnate, a calci ed a pugni. E più glie ne dava, più essa chiamavalo pidocchioso. Stancatosi finalmente l’uomo di bastonarla, per vincerne l’ostinazione la calò per una fune nel pozzo, minacciandola d’annegarla se non avesse cessato di dire quelle parole; e la femmina continuava, e anche coll’acqua alla gola, quella parola ripeteva. E l’uomo allora, perchè ella non parlasse più, la lasciò andar giù nel pozzo, tentando se il pericolo della morte l’avesse guarita dall’ostinazione. Ma essa che non potea più parlare, anche quando stava per soffocare, non potendo più con la voce si esprimeva