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di angelo poliziano | 183 |
Di Demodòco, inver, piú duratura535
Nei secoli la fama si compiace
Ringiovanir d’Omero in su le carte;
Pari, o Femio, alla tua che nelle mense
D’Itaca poetavi in mezzo ai Proci,
Di malavoglia.540
Perocché sí come
Vediamo in cielo naufragar le stelle,v12
Quando la gloria de’ suoi raggi sfrena
D’Iperïon la fiaccola dorata,
E vanir quasi la pallente luna;
Tutti cosí dell’evo antico offusca545
I fulgid’astri sfolgorante Omero
Con la sua luce; egli, che, solo, quando
Magnificava degli eroi le gesta,
E co’ suoi carmi le battaglie orrende
Uguagliava sublime, Apollo quasi550
Pari a se stesso dichiarò, compreso
Chrysothemis. Nam Demodoci vivacior aevo
Fama meletaeis gaudet juvenescere chartis;
Et tua, neritias invito pectine mensas
Qui celebras.
Etenim ut stellas fugere undique coelo,
Aurea cum radios Hyperionis exseruit fax,340
Cernimus, et tenuem velut evanescere lunam;
Sic veterum illustres flagranti obscurat honores
Lampade Maeonides: unum quem, dia canentem
Facta virûm et saevas aequantem pectine pugnas,
Obstupuit prorsusque parem confessus Apollo est.345