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192 il milione

Quando alcuno di questa isola prende alcuno uomo, che non si possa ricomperare, convita suoi parenti e i suoi compagni, e fallo cuocere e dallo mangiare a costoro; e dicono ch’è la migliore carne che si mangi. Or lasciamo istare questa materia, e torniamo alla nostra. Or sappiate che questo mare, ov’è questa isola, si chiama lo mare di Cin, che vale a dire «lo mare ch’è contra li Magi» (Mangi).1 E in questo mare de’ Cin, secondo che dicono li savi marinai che bene lo sanno, hae settemila quattrocentocinquanta isole, delle quali le piú s’abitano. E sì vi dico che ’n tutte queste isole non nasce niuno albore, che non ne vegna olore2 come di legno aloe, o maggiore; e hanno ancora molte care ispezie, e di piue maniere. E in queste isole nasce il pepe bianco come neve, e del nero in grande quantitá. Troppo è di grande valuta l’oro, e l’altre care cose che vi sono; ma sono sì di lungi, che appena vi si puote andare. E le navi di Quisai e di Zaito, quando vi vanno, sì ne recano grande guadagni, e penano ad andare un anno; che vanno il verno e tornano la state. Che quivi non regna se non due venti, l’uno che mena in lá e l’altro in qua: e questi venti l’uno è di verno e l’altro è di state. Ed è questa contrada molto di lungi dall’ India. E questo mare èe bene del mare occeano, ma chiamasi «de’ Cin» sí come si dice «lo mar d’Inghilterra», lo «mare di Roccella»; e il mare d’India ancora è del mare occeano. Di queste isole non vi conterò piú, perochè non vi sono istato,3 e il Gran Cane non v’ha che fare. Or ritorneremo al Zaito, e quivi ricominceremo nostro libro.

  1. Berl. Pad. perchè in lengua de questi de sta isola «Cin» tanto val a dir quanto «ch’è a levante». Questo mare sono sì longo che i marinari... dixeno che in quello sono sete millia quatrozento e quarantaoto isole.
  2. Pad. e (che non sia) de grande utilitá.
  3. Berl. (e) perchè i sono luoghi molto desusadi, onde el Gran Can...