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rimane colla moglie e fa con lei quello che vuole, come fosse sua moglie, e istanno in grandi sollazzi: e tutti quelli di quella provincia sono1 bozzi delle loro moglie, ma nol si tengono a vergogna. Le loro donne sono belle e gioiose e molte allegre di quella usanza. Ora venne che al tempo di Mogu (Mangu) Cane, signore di tarteri,2 sappiendo che tutti gli uomeni di questa provincia facevano avolterare le donne loro a’ forestieri, incontanente comandò che niuno dovesse albergare niuno forestiere e che non dovesse avolterare loro donne. Quando quelli di Camul ebboro questo comandamento, furono molto tristi, e feciono consiglio e mandarono al signore un gran presente. E mandarongli pregando che lasciasse fare loro la loro usanza e degli loro antichi, perochè i loro idoli l’avevano molto per bene, e per quello lo loro bene della terra è molto multiplicato, E quando Mogu Cane intese queste parole, rispuose: — Quando volete vostra onta e vergogna, e voi l’abbiate. — 3 E tuttavia mantengono questa usanza. Or lasciamo di Camul, e diremo d’altre provincie tra maestro e tramontana.

XLVIII (lx)

Di Chingitalas (Chingintalas).

Chingitalas è una provincia che ancora è presso al diserto, tra maestro e tramontana; ed è grande4 sei giornate, ed è del Gran Cane. Quivi hae cittá e castella assai; quivi hae tre

  1. Fr. aimi (cioè: auni).
  2. Ricc. li omeni de Camul li foni denunciati de questa disconza cossa; e ’l re i mandò a dir che i non doveseno...
  3. Pad.* E si revocò el comandamento.
  4. Pad. sedexe.