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Pagina:Polo - Il milione, Laterza, 1912.djvu/90

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76 il milione

LXII (LXXIV)

Della provincia di Tenduc.

Tenduc è una provincia verso levante, ove hae cittadi e castella assai, e sono al Gran Cane, e sono discendenti del presto Giovanni. La mastra cittade è Tenduc, e di questa provincia è re un discendente del legnaggio del presto Giovanni, e ancora si è presto Giovanni, e suo nome si è Giorgio. Egli tiene la terra per lo Gran Cane, ma non tutta quella che teneva lo presto Giovanni, ma alcuna parte di quelle medesime; e sí vi dico che tuttavia il Gran Cane ha date di sue figliuole e di suoi parenti per moglie a questo re, discendente del presto Giovanni. In questa provincia si truova le pietre di che si fa l’azurro molto buono, e havvi ciambellotti di pelo di cammello. Egli vivono de’ frutti della terra; quivi si ha mercatanzie ed arti. La terra tengono gli cristiani, ma e’ v’ha degl’idoli e di quegli che adorano Malcometto1. Egli sono gli piú bianchi uomeni del paese e piú belli, e i piú savi, e piú uomeni mercatanti. E sappiate che questa provincia era la mastra sedia del presto Giovanni, quando egli signoreggiava i tarteri; e in tutta quella contrada ancora vi stanno di suoi discendenti, e il re che la signoreggia è di suo lignaggio. E questo è lo luogo che noi chiamiamo Goggo e Magogo (Gog e Magog), ma egli lo chiamano Nug (Ung) e Mugoli (Mungul); e ciascuna di queste provincie ha generazioni di gente alquante, e in Mogul dimorano i tarteri. E quando l’uomo cavalca per questa provincia sette giornate per levante verso li tarteri, l’uomo truova molte cittadi e castella, ov’ha gente che adorano Malcometto, e idoli, e cristiani nestorini. Egli vivono d’arti e di mercatanzie;2 egli sanno fare drappi dorati, che

  1. Pad. Ricc. E ancora ve n’è una zente ch’è apellata Argon, ch’è a dir in nostra lengua q(ua)si muli (Fr. guasmul. Correr gasmulli over bastardi), perchè i è nati de doe zenerazion de zente, zioè de quelli de Tenduch e de quele che adorano Macometo.
  2. Pal. li se lavora drapi d’oro e di seta; sí come noi lavoriamo quegli della lana, cosí ánno elli drapi d’oro e di seta di molte guise.