Pagina:Polo - Il milione, Pagani, Firenze 1827, I.djvu/14

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II VITA IV. Ivi dimorando sentirono commendare Barca, Cari del Cap- tchac(i),ode’Tarlaridi Ponente,come uno de’più liberali e cortesi signori, che fosse stato mai fra quelle genti,e pensarono alla sua corte recarsi. Giunti alla sciata e barbara di lui sede , ei della venuta dei due fratelli ne ebbe piacer grandisissimo, e fece loro grand’ onore . 1 Poli mostra- rongli le gioje che avevano seco , ed avendole quel signore d’ assai lodate, liberalmente a lui le donarono. La tanta cortesia de’Veneti lo sorprese; nè volendo in generosità esser vinto, fece dare a quelli il doppio del valore delle gioje , ed inoltre gli presentò riccamente ( ibid. ) V. Volevano i Poli tornare in patria , quando subitamente si accese asprissima guerra fra questo Barca , ed Ulagu signor di Persia , e suo cugino (2) . Era perciò grave pericolo ai due fratelli il tenere la via fatta innanzi , e furono consigliati d’inoltrarsi tanto a levante da contornare gli stati di Barca , e con lunga deviazione, tornare a Costantinopoli per la Persia. Seguirono il consiglio, si posero in via, così giunsero a Boccara , città dell’ Asia Media, capitale del pingue patrimonio di Zagatai, figlio di Gengiscan , che Barac allor possedeva (3) . Le guerre civili dei Mogolli empievano di turbamenti l’Asia occidentale, e il ritorno dava ai due fratelli gravi cure, perciò in quella terra fecero assai lunga dimora, che lor diè agio di apparare il tartaresco linguaggio. Frattanto giunse in Boccara un ambasciatore, che Ulagu spediva nel Catajo al Gran Can , supremo signore di tutti i Tartari . Era uomo di molta dottrina; ei volle conoscere i due fratelli, e frequentandoli, tanto a lui piacquero i graziosi e buoni costumi loro , che gli confortò ad andare seco lui a questo maggior re de Tartari, affermando, che gratissima gli sarebbe la lor venuta, per non aver mai alcun Latino veduto ; e che ne riceverebbero grandissimo onore , e beneiicj . Essi non potendo tornare alle proprie case, senza grandissimo pericolo , ri- (1) Hoc anno ( 1266.) moriebatur, maximus Tartarorum in plagis septentrio- nalibus rex Borea, fi lius Sajen Chani, filius Duschi Chani, filii Gen-kiscani. Solium istius regni et urbs capitalis est Sarai . Haud multum hic vir alienus erat ab Islamismo.Succedebat ipsi ex patruo nepos Margu-Timur,filius Tagani, filii Batui, iilii Duschi Chani , filii Gen-kischani ( Abulfed. Annales Muslem t. v. p. 2. ) (2) Ulagu figlio di Tuli, figlio di Gengiscan, chiamalo Abulfeda il maledetto Principe de’ Taitari : morì vicino a Marrag nel 1264. Successeli Aboga, o Abaca ( Abulf. I. c. t. v. p. 17.) (3) Barac era figlio di Junsutu, di Mutugan , di Zagatai , di Gengiscan . Lo inviò Cublai in Buccaria per ¡scacciarne Caidu , figlio d’Ottai Can, suo mortale nemico. Barac vi riusci, e come feudatario di Cublai resto al possesso della contrada, lisso si fece Maomettano ^De Guign. t. ir. p. 5n.)