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8 DESCRITTIONE


del Gnaffalio presso Dioscoride; lo che seguirà con ragioni bastevoli, e sofficienti.

Dicendo prima, che il Gnaffalio non hà d’havere foglie minute come traduce il Ruellio, ma tenui, et di forma simili à quelle del primo Dittamo, così si legge ne’ testi Greci di Dioscoride stampati in foglio, in Colonia l’Anno del 1529. con la traduttione di Marcello Virgilio, che stimo in questo luogo migliore di quella del Ruellio; ove descrivendo Dioscoride il Dittamo, lo compara nell’aspetto al Pulegio, ma lo fà con foglie maggiori di quello, et simili à quelle del Gnaffalio, et tomentose; come dalle seguenti parole presso di esso Autore chiaramente si vede; ove dice. πόα ἐστί κρητικὴ δρίμεια, λεία, ὁμοῖα γλήχωνι. μείζω δὲ καὶ γναφαλοειδῆ τὰ φύλλα ἔχει. Cioè è herba Candiota, acuta liscia, simile al Pulegio, ma con foglie maggiori simili a quelle del Gnaffalio.

Dalle quali parole si conosce chiaramente (com’hò detto) questa pianta esser il vero Gnaffalio; perchè γναφαλοειδῆ, cioè simile al Gnaffalio, stà meglio, che γναΦαλόδη, cioè tomentose; il che maggiormente si conferma con quell’altra parola, che dice καὶ ἐριώδη, cioè lanose; perchè il dire tomentose, et lanose, è il replicare lo stesso; et leggendosi in altro modo mai si venirebbe in cognitione del vero Gnaffalio, come sin’hora da altri non è stato conosciuto, essendosi dimostrate diverse piante lontane da quello, come in particolare fece il Matthioli, il quale rappresentò per Gnaffalio, il Polio marino caldo, et secco, et molto odorato. Non lasciando di dire, che il Sign. Belli essendo ricercato da me d’intorno all’uso del volgar Dittamo falso, così dalla Canèa, mi rispose; che non solo tal pianta era adoprata in Candia dalla gente bassa, ma ancora quasi per


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