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II

DALL’“URANIA” LIBRO V (819-889)1

(Verso il 1480)


Dolci e felici nozze io già preparàvati, o figlia:
cari per te nipoti già intorno vedevo, piacere820
del nonno, e per le cune le nenie pensavo ed i canti.
Ecco le misere nozze: son questi i bramati imenei?
Son questi al vecchio nonno i grati piacer dei nipoti?
Tu giaci, o figlia, e al babbo non parli e alla mamma tua cara:
muta in silenzio giaci e gli occhi soavi tu ascondi.825
Questo il tuo babbo infelice meritò dunque? Suvvia,
figlia, solleva gli occhi, consola tuo padre che piange.
O desiderio vano, speranza perduta per sempre!
Morta tu sei: quel corpo sí bello, delizia di mamma,
or dove giace, o cara? Oh splendidi doni, oh le feste2830
per le nozze e le vesti che mamma t’avea preparato!
Oh per i doni e le danze, invece dei lieti imenei,
tutto lasciasti e nere tenebre e lagrime amare.
Ornavo a te di serti la casa ed il sirio profumo
per le stanze nuziali spargean le tue care sorelle.835


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  1. Il Pontano deve interrompere il poema, perché l’animo suo è colpito da inconsolabile lutto. È morta (verso il 1480, essendo nata ultima tra le figlie, verso il 1467) nell’età di tredici anni, sette mesi e dodici giorni la figlia sua Lucia (Tallarigo. Op. cit. I p. 95). “Addio dunque, o Muse, addio, Driadi, addio, Napee. Solo tu, o Aurora, mentre piangi il tuo Memnone, udrai volentieri i miei lamenti... e siatemi compagne voi, aure, e testimoni del mio acerbo dolore, ripetete le voci del mio lamento.’’
  2. Non faccia maraviglia questo. Ariadna aveva sposato il Pontano a 17 anni e la figlia di Aurelia si sposò a 12 anni.