Pagina:Pontano - L'amor coniugale.djvu/60

Da Wikisource.
48 l’amor coniugale

tano. Ah lasciami, Ginevra, indulgi alla mia vecchiaia ed al mio già freddo cuore.” Questa in breve, la II elegia, tutt’altro che coniugale.

IV. Si diletta della sua villa e de’ suoi giardini. Gioie della vita rustica e de’ campicelli del P. Descrizione dell’età dell’oro alla quale pose fine la sfrenata Cupidigia sfuggita dall’Erebo. Il P. è felice della sua semplice vita e degli ozi della campagna. L’elegia è diretta alla moglie col semplice vocativo coniux, spesso ripetuto.

V. Consacrazione a Bacco. Dedica insieme alla moglie dei tini a Bacco e la ninfa Antiniana (la villa del poeta) invita lascivamente il Dio al suo amore.

VI. Ad un contadino. Consiglia un contadino di lavorare meglio il campo e di onorare con maggior devozione gli dèi protettori delle campagne.

VII. L’origine e la nascita delle Amenità. Il P. cantando alle fanciulle narra come la ninfa Dulcidia (da lui, come al solito, inventata) trovandosi un giorno sulle rive del Sebeto, fu seguita da Mercurio (Tegea) e con lui si uní. Ne nacquero i due gemelli Lepores (le Amenità, le Piacevolezze). Finge da ostetrico Mercurio stesso che unge Dulcidia con un unguento rubato a Giunone. Venere fa gli auguri al neonato, che vorrà sempre seco, simbolo della gioia perenne, presso la felice Partenope.