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natura come la favella immediata del cuore„. Nè diversamente si esprime, a detta di Laerzio, Anassagora da Clazomene, fiorito nel quinto secolo avanti Cristo; il quale, richiesto perchè trascuri i privati e i publici negozi, risponde, additando il cielo, di “essere appunto nato a fine di speculare intorno al Sole, alla Luna e agli astri„ (imo se natum, ut specularetur solem, lunam, coelos).

Presso i Greci, l’Astronomia non si coltiva più che per sè stessa, per l’intima soddisfazione che essa dà alle menti, mostrando loro nelle armonie dell’universo la conferma delle armonie sentite entro di noi. L’avida curiosità di leggere negli astri il destino degli uomini, che era stata l’incentivo più potente allo studio del cielo presso i popoli asiatici, e che doveva poi informare la scienza del Medio Evo al tipo astrologico sino ai tempi di Keplero, ha un’importanza affatto secondaria nel movimento dell’Astronomia ellenica, rispetto alle nobili aspirazioni dei filosofi verso la conoscenza delle leggi misteriose che governano il mondo. A ragione, adunque, il Tannery attribuisce a questo disinteresse nella ricerca del vero gli enormi progressi fatti nel breve volgere di pochi secoli dall’Astronomia; progressi non certamente comparabili con il pigro svolgimento di questa scienza fra i popoli orientali e con le sue condizioni quasi stazionarie nel periodo successivo, che va dalla pubblicazione dell’Almagesto di Tolomeo alle osservazioni di Paolo Toscanelli e alla comparsa dell’opera di Copernico: “De revolutionibus orbium coelestium„.