Pagina:Porta - Poesie milanesi.djvu/22

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- 16 - e i pranzi sociali, in armonia anche alle mutate condizioni finan- ziarie, vennero assumendo una vera importanza. I Milanesi ebbero sempre fama di essere amanti della buona tavola. Il tempo di cui parliamo era poi l'epoca del vivere largo e grasso, conseguenza del lungo precedente periodo austriaco di comoda pace, di prosperità e floridezza, che fece paragonare il Milanese a un topo prigioniero in una forma di cacio. Fra i pranzi e le cene che si tenevano lungo l'annata, aveva un'eccezionale solennità il pranzo di capo d'anno. Il nostro ar- chivio conserva un buon numero di conti saldati, dal 1802 al 18, per le provviste delle "cibarie" fatte in queste occasioni. Sono liste degne di un trattato di Brillat-Savarin, e danno una pallida idea dei pantagruelici pasti di quei giocondi nostri avoli. Passano sotto gli occhi le cose più ghiotte e appetitose, e il tutto a prezzi che oggi fanno sbalordire per la loro modicità. Qui entra in scena la dramatis persona. Era risaputo da tutti i lettori del Porta, perchè ripetuto dai commentatori, che Akmett era il capo-cameriere della Società del Giardino. E non si sapeva nulla di più. Solo nel commento a un sonetto si aggiungeva che, oltre essere addetto al Casino, esercitava il mestiere di fabbricante di spazzole. Ora ci è permesso di identificare questo incerto e strano per- sonaggio. Tutti i conti sopra ricordati erano firmati dal capo-ca- meriere, incaricato delle provviste, e delle spese di cui rilasciava il saldo. Il suo nome è Francesco Configliachì, e la sua firma compare fino al 1816, nel qual anno venne licenziato. Le note d'archivio ci spiegano anche come costui potesse accumulare le due mansioni di capo- cameriere e di spazzolaio. In quell'epoca il Circolo si apriva solo nel pomeriggio: nelle ore libere il Confi- gliachi accudiva al suo modesto negozio. Questo pover'uomo deve avere ispirata la fantasia e la pietà insieme del Porta. Quando questi entrò a far parte della Società, il Configliachi confidò forse subito sulla sua protezione, conside- randolo un po' come '^so procurador^. II Porta, che era uomo di buon cuore, prese a ben volere quel disgraziato, che, trascinava magra la vita, non tanto per lo scarso stipendio che percepiva, quanto per le sue tristi condizioni famigliari. Anzi lo prese a proteggere, perchè trovava una certa affinità fra la "bolletta" di lui, e quella d'un poeta. Il Configliachi ebbe subito a constatare che fortuna fosse Quella de daa el nas in d'on poetta Che spantega i sceu fatt colla trombetta.