Pagina:Praga - Memorie del presbiterio.djvu/207

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«Ma, Vergine benedetta, com’era ridotta! Scarna, patita! bianca come una statua.

«Mi disse che aveva fatto una gran malattia, che ora stava meglio e che i signori De Emma avevano voluto condurla con loro perchè potesse ristabilirsi.

«Il dottor De Emma, lei lo conosce, aveva sposato un’inglese pochi mesi prima, Li conobbi tutte due, furono cortesi con me e m’invitarono a recarmi spesso da loro a trovar la sorella.

«Ci andava tutte le settimane il giorno del mercato.

«Rosilde era sempre infermiccia, anzi in capo a qualche mese mi parve che peggiorasse. Avrei giurato che avesse dei dispiaceri. Notai che la signora De Emma aveva cambiato con lei; era garbata, ma fredda e come diffidente. Anche il dottore era molto più riservato di prima.

«Da Rosilde non si poteva cavar nulla, Soltanto si mostrava più impaziente di guarire, e di riacquistare le forze. Le quali pur troppo non venivano.

«Mi diceva:

« — Bisogna che mi aggiusti.

«Ma non spiegava le sue intenzioni, quel che volesse fare, forse non lo sapeva nemmanco lei. Non parlava mai del suo mestiere.

«Passò così l’inverno.

«Una sera tardi, del mese d’aprile, io stavo poco bene ed ero già in letto: Don Luigi era fuori. Sento bussare alla porta di strada. Mi vesto, corro ad aprire. E trovo Rosilde in uno stato da far pietà che appena poteva reggersi in piedi. Aveva trovato uno del paese e s’era fatta accompagnar da lui.

«Mi dice: