Pagina:Praga - Memorie del presbiterio.djvu/260

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Figuratevi come rimanessero quando si accorsero che la cosa era pur troppo seria.

Due, che giocavano in un salotto attiguo, assorti nella loro partita non intesero e non videro nulla: nel silenzioso stupore di quel momento si sentivano distintamente le loro irose osservazioni.

Un reporter di un giornale del mattino scarabocchiava in un boudoir il suo cenno descrittivo. Fu il solo ad afferrar subito il vero: ma, avvezzo per professione a non meravigliarsi di nulla, seguì colla matita sulle labbra il convoglio, ne osservò i particolari, assunse a bassa voce minute osservazioni e tornò tranquillamente a terminare l’articolo, felice di potere nella chiusa impreveduta di esso regalare ai suoi lettori una ghiotta primizia.

Il dottore riuscì non senza stento a congedare tutta quella marmaglia in giubba nera e non permise di rimanere che al barcaiuolo che avea pescata la giovinetta, Dopo un’ora di sforzi Rosilde cominciò davvero a riaversi. Aprì gli occhi, e al ritrovarsi nella sua camera, fe’ una smorfia di disgusto.

Volle sapere come c’era tornata e bisognò contentarla.

Quando il signor De Emma ebbe terminata la sua breve relazione, lei si tolse dal collo il monile di brillanti e porgendolo al barcaiuolo:

— Prendi, spetta a te; io l’avevo portato per chi avesse ripescato il mio cadavere. Tu mi hai servita un po’ troppo sollecitamente, — ma non importa, la colpa è dello stupido mio destino.

— Quanto a voi, disse poi al dottore, non vi date troppo fastidio, il miglior servizio è lasciarmi finir presto.