Pagina:Praga - Memorie del presbiterio.djvu/28

Da Wikisource.

— 18 —

Dio mi perdoni... che non vogliono dar segno di vita...; sento il campanello, vengo dentro, e don Luigi non c’era già più.

— È dalla Gina che muore.

Per poco la povera Mansueta non si lasciò cader di mano la scodella che stava per collocar sui fornelli.

— Santa Caterina beatissima! Dite da senno? Ma come mai? non è possibile... con quel povero bravo suo marito... che l’ho visto nascere! e con quella povera creatura di bambina! lasciarli soli... è impossibile, è impossibile. Baccio, vedrete che Don Luigi non la lascierà morire così.

Il sagrestano parve star sopra pensiero alcun poco, e, — Non so se farò bene o male, disse come parlando a sè stesso; è notte alta. Ad ogni modo è giusto che tutti lo sappiano e preghino.

E uscì frettolosamente da una porticina che metteva all’aperto.

Io mi accovacciai sotto l’ampio camino della cucina ed attesi, osservando la fantesca occupata intorno alla mia cena. Le sue labbra avvizzite e cadenti cominciarono allora a muoversi con una velocità che andava sempre crescendo. Il burro che bilbiva nella scodella accompagnava col suo capriccioso scoppiettio gli ora pro ea, gli ave e gli amen che di tanto in tanto sfuggivano alla preghiera mentale della vecchierella. Tutto era silenzio nel resto. Io guardava il tizzone ardente da cui spiccavansi le faville come anime liberate dalla materia, e pensavo a quella della povera montanara che in quel momento faceva forse lo stesso.