Pagina:Praga - Memorie del presbiterio.djvu/32

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cui ricambiare un’idea!... le scene della natura, voi dite; le amo anch’io, le ammiro, le adoro, sono le mie confidenti, la mia società... ma sono mute, non mi rispondono; e si ha bisogno di chi risponda quando si interroga, quando si pensa, quando si soffre.

Alzai la faccia: quella del curato si era fatta più pallida e pareva che un velo gli fosse sceso sugli occhi. Incontrando il mio sguardo si ricompose, e mutò tono alla voce, forse pentito di quelle parole che implicavano quasi una confidenza a un uomo conosciuto da pochi minuti.

— Pochissimi viaggiatori, pochissimi; e viaggiatori della vostra condizione ancor meno. Di solito è qualche mulattiere ritardato dalle intemperie che viene a chiedermi un posto per sè e per le sue mule; e’ mi dà le notizie delle borgate ove ha corse le fiere e udito parlar di politica all’albergo o ai caffè. Oppure son compagnie di tagliapietre che vanno a esercitare il loro acerbo mestiere sulle cime; povera gente onesta che di solito ha girato molto il mondo, e avuto avventure. Ecco i miei ospiti. Capirete come io sia riconoscente a voi...

— Signor curato, lo interuppi, io sì che debbo essere riconoscente a Baccio ed alla mia buona stella di avermi condotto in questa casa. Ah! la gioventù e la poesia non sono per me tutto riso e splendore; perchè sono giovine ed artista, sono pieno di dubbi e di sconforti, e perchè sono, o meglio sento che sarò un giorno poeta, l’anima mia assorbe già, insieme colle bellezze, tutti i lamenti e tutti i terrori della natura.

Salendo al villaggio, signor curato, mi sentivo triste come un moribondo; pensavo a mia madre, stranamente. Avevo anch’io bisogno di trovar chi