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voi cercate di divagarvi, chè davvero, per essere la prima vi è toccata una giornataccia.
Poi, avvicinatosi, mi prese per un braccio e ammiccando gli occhi soggiunse:
— C’è in casa un vinettinino impagabile. Non fate complimenti; ne troverete nell’armadio, in cucina.
E salì alla camera del curato.
Io feci un giro pel villaggio. Gruppi di montanari e di villanelle, seduti davanti alle porte delle capanne, s’indugiavano a respirar l’aria balsamica della sera. Da qualche finestra debolmente illuminata uscivano le nenie del rosario, interrotte dal chiocciare delle galline che sbucavano d’ogni parte dalle siepi degli orti, per ricoverarsi al pollaio.
Passando davanti alla fontana, pensai: Chi sa se questa notte non succederà l’inondazione. E mi pareva di veder Baccio colla sua famosa calza in mano. Un vero attruppamento di ragazzi stava immobile, cogli occhi spalancati, come davanti a qualche cosa di straordinario, in faccia alla porta di una casupola le cui finestre, a differenza di tutte le altre, erano spalancate. Chiesi a un d’essi che cosa attirasse la loro attenzione, ma il ragazzotto, per tutta risposta se la diede a gambe, seguito dall’intiera falange.
Mi inoltrai dissotto all’androne; non so perchè, quella casa aveva qualcosa di strano da cui mi sentivo attirato. Nel cortile non c’era nessuno; sulla loggia che lo incoronava erano distese materasse e lenzuola in gran numero; un cagnolino guaiva presso una porta semichiusa.
— Abbruciate altro aceto, mamma Lena! ouf! si direbbe che è morta da una settimana!