Pagina:Pranzelores - Guida minore turistica di Dostrento.djvu/33

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sede degli dei. Significanti anche i resti della cinta di mura romane della sottostante Piedicastello, la cui piazza dovette essere il Foro di Tridentum.

Documento di primo ordine, la lapide di Augusto a S. Apollinare, dell’anno 23 avanti Cristo, reputata un residuo di dette mura, accennante comunque ad importanti opere militari ordinate nella zona del Dostrento e dell’Adige dall’Imperatore e eseguite dal suo legato (e pare anche parente) Marco Appuleio per la guerra contro i popoli alpini, iniziata già due anni prima, e condotta tanto brillantemente e rapidamente contro i Reti e i Vindelici dai suoi due figliastri Druso e Tiberio, il primo dei quali a settentrione di Trento riportò nella primavera del 15 a. C. una vittoria strepitosa, fondò Pons Drusi (all’incirca Bolzano) e valicò le Alpi incontrandosi col fratello al lago di Costanza — gesta cantate nelle odi di Orazio.

Pochi luoghi possono vantare come Piedicastello col soprastante Dostrento un documento tanto solenne della romanità e dell’impero!

Al Dostrento o a Piedicastello nell’anno 379 d. C. l’imperatore Graziano avrebbe firmato ai 13 Agosto la legge „de auro coronario“.

Nell’epoca barbarica, dopo tante guerre e distruzioni, il Dostrento fu di nuovo additato ai Goti e ai Romani da re Teodorico (m. 526) come luogo di rifugio mirabile, con una famosa lettera che si trova in Cassiodoro, qui tradotta dal latino originario:

„Il re Teodorico a tutti i Goti e i Romani che abitano vicino al castel Verruca.

„Abbiamo ordinato al nostro Leodifredo Saione di interessarsi perchè vi fabbrichiate delle abitazioni intorno al castel Verruca, nome molto adatto alla sua posizione. Poichè in mezzo alla pianura si innalza, simile a una torre, una roccia tondeggiante le cui pareti a picco si vanno restringendo verso il basso così che il ripiano è più largo nella parte superiore come se si trattasse di un fungo. E’ una fortezza adatta di per sè alla difesa, e impossibile a prendersi con qualunque assalto o con assedio. Non c’è nemico che possa presumere di espugnarlo, e chi vi sta dentro rinchiuso non ha da aver timore alcuno. L’Adige con le sue acque limpide gli scorre ai piedi e ne accresce la bellezza e il decoro.

„Esso è la chiave della provincia, è un castello quasi unico al mondo e a ragione si può chiamare il primo in quanto è ancor viva la tradizione che sia stato munito per tenere in freno i barbari. [Egli, Teodorico, si sentiva „romano“ e superiore ad ogni altro re barbaro]. Chi dunque non desidererà di abitare un forte sì importante e un luogo di rifugio tanto meraviglioso che i forestieri si recano costì espressamente con il solo scopo di vederlo?“.

Intanto il Cristianesimo, penetrato anche in queste Alpi nel secondo secolo, e diffuso maggiormente al tempo di S. Vigilio (m. 405), aveva dato origine ad un importante tempio sulla cima del Dostrento per opera dei predecessori di S. Vigilio, finchè sorse la nuova cattedrale al piano. A fianco del tempio comunicava una cappellina sorta in epoca posteriore, munita di un pavimento a mosaico assai bello, forse ancor meno antico della cappellina stessa, attribuito agli anni d’attorno il 540, recante i nomi dei SS. Cosma e Damiano (medici arabi venerati ancóra nel vicino luogo di La Vela) e del vescovo Eugipio, — opera d’arte costituente coi suoi vari elementi decorativi il più antico monumento pittorico del Trentino, dove segna l’ultima traccia dell’arte tardo-romana. Questo mosaico fu scoperto nell’occasione dell’impianto d’un parafulmine l’anno 1900, chiarendo così la vera essenza di quei ruderi oramai livellati al suolo e già ritenuti resti di un tempio pagano o d’altra costruzione.

A quel tempo la vita cittadina si svolgeva pur sempre attorno al vecchio Dosso, presso il quale, forse a San Giorgio (ora villa Salvotti), visse anche l’impor-

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